Scienza e Tecnologia
Cardiopatia ischemica: identificata la mutazione genetica
Identificata la mutazione genetica che protegge dalla cardiopatia ischemica. La scoperta, pubblicata il 3 luglio sul “New England Journal of Medicine” la più importante rivista internazionale di medicina, è frutto del lavoro di un Consorzio internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Harvard di cui fa parte l’Università di Verona. Il gruppo è quello della Cattedra di Medicina Interna B di Oliviero Olivieri del dipartimento di Medicina diretto da Antonio Lupo e composto da Domenico Girelli e Nicola Martinelli.
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Il più antico resto umano d’Italia rinvenuto nel sito paleolitico di La Pineta di Isernia
Nei livelli archeologici del sito di Isernia La Pineta[1], risalenti a circa 600 mila anni fa, è stato rinvenuto un dente di bambino che, allo stato attuale delle ricerche, rappresenta il più antico resto umano della Penisola Italiana, grazie agli scavi condotti in collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise e l’Università di Ferrara, con la direzione scientifica di Carlo Peretto, Professore ordinario del Dipartimento di studi umanistici di Unife, tuttora titolare della concessione di scavo rilasciata dal Ministero dei beni e le attività culturali e del turismo.
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La caduta dei gravi in versione quantistica
Ricercatori dell’Università di Firenze e dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), che lavorano all’esperimento Magia, hanno effettuato una misura per testare, con un interferometro atomico, il principio di equivalenza, alla base della teoria della relatività generale di Albert Einstein: lo studio è pubblicato dalla rivista scientifica Physical Review Letters (“Test of Einstein Equivalence Principle for 0-Spin and Half-Integer-Spin Atoms: Search for Spin-Gravity Coupling Effects”).
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L'infiammazione cronica riduce le difese anti-tumorali delle cellule
Esiste una correlazione tra processi infiammatori cronici, come la colite ulcerosa, e l’aumentato rischio di insorgenza del cancro. È quanto dimostra uno studio dell’Università di Bologna e dall’Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Oncogene. La ricerca bolognese ha dimostrato la correlazione non solo in vitro, ma anche “in vivo” su pazienti ricoverati.
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Rivoluzione colonscopia, da oggi è indolore grazie al “bruco robotico” sviluppato da Era Endoscopy, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna
Rivoluzione colonoscopia: un “bruco robotico” monouso permette adesso di eseguire l’esame in maniera indolore, superando i fastidi per il paziente che, da sempre, hanno caratterizzato questa diffusissima pratica clinica. La soluzione così innovativa supera i limiti della colonscopia tradizionale per la diagnosi del tratto gastrointestinale ed è stata sviluppata grazie al progetto di un’azienda spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Era Endoscopy. La nuova tecnologia è stata appena adottata dall’Ausl 5 di Pisa ed è quindi già in uso: grazie al contributo della Cassa di risparmio di Volterra, è disponibile presso gli spedali riuniti “Santa Maddalena” della città etrusca.
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Univ. di Pisa - Ad ogni vino il suo calice

Scoperto il lipide che concorre a scatenare il ‘morbo della mucca pazza’
È il glicolipide GM1, un grasso, ad aumentare la probabilità che la proteina prionica nativa (sana) assuma conformazioni alterate irreversibili che causano malattie neurodegenerative come il morbo di Creutzfeldt-Jakob (comunemente noto come “morbo della mucca pazza”) e la sindrome dell’insonnia fatale. Lo studio, inoltre, conferma le nuove teorie scientifiche, secondo le quali non è sufficiente la sola proteina prionica mutata per generare l’infezione, ma sono necessari dei cofattori, attribuendo al glicolipide GM1 un ruolo chiave di “seme” nella trasformazione della proteina nella sua versione ‘tossica’, denominata Scrapie.
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Neoplasie maligne della tiroide, importante scoperta del team perugino coordinato dal professor Efisio Puxeddu
Uno studio coordinato dal professor Efisio Puxeddu dell’Università degli Studi di Perugia, eseguito in collaborazione con i gruppi di ricerca dei professori Roberto Gerli, Paolo Puccetti, Antonio Macchiarulo e Nicola Avenia, insieme a Massimo Santoro dell'Università Federico II di Napoli e Giovanni Tallini dell'Università di Bologna, descrive per la prima volta che l'enzima Indolamina 2,3-Diossigenasi 1 (IDO1) è espresso in modo consistente nelle neoplasie maligne della tiroide. Questa scoperta è significativa, perché l'attività enzimatica di IDO1 è in grado di bloccare la risposta immunitaria anti-tumorale e quindi di favorire lo sviluppo e la diffusione nell'organismo di questi tipi di neoplasie, così come di altre.
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Nuova teoria sui meccanismi di “tolleranza alla malattia”, ennesimo successo del Dipartimento di Medicina Sperimentale
Un team internazionale di ricercatori, coordinato dal professor Paolo Puccetti, e costituito da scienziati della sezione di Farmacologia del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Perugia, ha pubblicato sulla rivista Nature (edizione online del 15 giugno 2014) i risultati di uno studio innovativo: una teoria sui meccanismi, definiti di “tolleranza alla malattia”, che ci proteggono dalle risposte infiammatorie quando queste diventano dannose, perché troppo intense o prolungate nel tempo. Lo studio, pubblicato sull’edizione online della rivista scientifica, è frutto di un’intensa sperimentazione durata cinque anni, portando avanti una tematica iniziata più di dieci anni fa con gli studi dei professori Puccetti e Ursula Grohmann, che e si avvale del contributo di giovani scienziati emergenti: professori Francesca Fallarino e Antonio Macchiarulo.
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Università di Firenze, nuove ipotesi sulle origini dei pianeti
Un pezzo della storia del cosmo racchiuso in piccoli campioni di meteorite. E’ la scoperta contenuta in un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica Nature Communicationse firmato da un gruppo internazionale di ricercatori di cui fa parte Luca Bindi, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze (“Impact-induced shock and the formation of natural quasicrystals in the early solar system”, DOI: 10.1038/ncomms5040). I ricercatori hanno studiato campioni di meteorite provenienti dai monti del Koryak, all’estremo oriente della Russia, su cui hanno trovato nuovi minerali mai documentati prima, che potrebbero dare importanti informazioni su come si sono formati i pianeti agli albori del sistema solare.
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Scoperto dal gruppo di ricerca del professor Crisanti metodo per eliminare le zanzare portatrici della malaria

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